L’imagery rescripting (2022) di Remco van der Wijngaart
‘L’imagery rescripting’ spiega come l’accesso all’emotività dato da tale tecnica abbia un impatto maggiore dell’elaborazione a livello puramente verbale
di Debora Pannozzo
Nel testo, Remco van der Wijngaart, psicoterapeuta e supervisore/trainer di Terapia cognitivo-comportamentale e Schema Therapy, illustra in maniera dettagliata la tecnica dell’Imagery Rescripting.
Come indica il termine stesso, si tratta della riscrittura in immaginazione: tutti siamo in grado di immaginare, ovvero di portare alla mente ricordi o fatti già accaduti o proiettati nel futuro.
L’immaginazione e la visualizzazione sono pratiche utilizzate fin dall’antichità, con fini disparati; solo recentemente esse sono impiegate nel contesto di cura, con finalità diagnostica, per indagare ed elaborare eventi traumatici pregressi o come metodo per affrontare paure relative a stimoli o situazioni temute futuri.
La ricerca ha dimostrato come “immaginarsi” in una determinata azione attivi le stesse aree cerebrali di quando svolgiamo realmente la medesima attività: “la rappresentazione e l’esperienza di un’informazione sensoriale in assenza di uno stimolo diretto esterno” (Pearson et al., 2015) coinvolge i diversi canali sensoriali, vista, udito, tatto, gusto, olfatto, motricità, attivi nella percezione.
Centrale nel processo di immaginazione è l’utilizzo della memoria autobiografica, ovvero la capacità di accedere ad elementi che risiedono nella nostra memoria: “quando la gente ricorda sta immaginando e quando immagina sta usando la memoria” (Conway and Loveday, 2015, pag. 574).
L’elemento fondante l’efficacia di tale tecnica è l’accesso all’emotività del paziente e diversi studi hanno sottolineato come l’elaborazione delle informazioni a livello immaginativo abbia un impatto maggiore sull’esperienza emotiva, rispetto all’elaborazione a livello puramente verbale.
Non è ancora chiaro quale sia l’effettivo meccanismo di funzionamento dell’Imagery Rescripting, che ne garantisce l’efficacia, ovvero se essa intervenga nella formazione di un ricordo ex novo, in competizione con quello immagazzinato in memoria, reso meno accessibile, o se, invece, intervenga nella modifica diretta del ricordo iniziale. Il fine è, comunque, la modifica, in immaginazione, del ricordo doloroso verso un esito maggiormente favorevole.
Sia se utilizzata con finalità diagnostica, sia come parte dell’intervento terapeutico, il terapeuta mira ad accedere ai bisogni emotivi fondamentali del paziente, ripetutamente frustrati.
I bisogni emotivi fondamentali individuati dalla Schema Therapy sono:
- sicurezza, stabilità e protezione
- vicinanza, cura, nutrimento ed empatia
- libertà di esprimere emozioni, bisogni e opinioni
- accettazione, stima e lode
- autonomia, senso di competenza e di identità
- limiti realistici e auto-controllo
- spontaneità e gioco
- coerenza del sé, lealtà/giustizia (quest’ultimo aggiunto da recenti studi di Arntz et al. 2021).
Una volta identificato il bisogno per il quale il paziente non ha ricevuto congrua risposta, l’obiettivo è creare un’esperienza correttiva dello stesso tramite imago: a tal fine non ci sono regole in immaginazione ed è possibile ricorrere a diversi escamotages per contrastare l’antagonista abusante, punitivo, assente, violento, imprevedibile, esigente, colpevolizzante.
L’autore presenta due casi clinici, Hans e Greg, e ciascun passaggio metodologico viene affrontato in chiave teorica e attraverso esemplificazioni di sedute, tali da chiarire il modus operandi, nonché le eventuali difficoltà che paziente e terapeuta possono incontrare.
Favorisce l’accesso all’esperienza emotiva il focalizzarsi sul qui ed ora e per tale motivo occorrerà utilizzare il tempo presente, tramite accurate domande quali:
Cosa vede?
Chi è presente?
Cosa sta facendo?
Come si sente?
Di cosa avrebbe bisogno adesso?
Il debriefing rappresenta una fase fondamentale dell’imagery rescripting perché permette di inquadrare l’esperienza appena vissuta su un piano cognitivo, consentendo di associare l’evento originale a un’emozione più positiva, rispondente al bisogno che ha trovato appagamento in immaginazione.
L’imagery rescripting non mira, e non può, cambiare il decorso degli eventi reali, ma persegue l’obiettivo di fortificare la parte Adulto sano del paziente, al fine di ascoltare il proprio Bambino vulnerabile e prendersene cura, nonché favorire un atteggiamento maggiormente funzionale verso eventi futuri temuti.
Ampiamente utilizzata per il trattamento del Disturbo da Stress Post Traumatico (PTSD), nel testo viene descritto come applicare l’imagery rescripting nelle dipendenze, nel disturbo da incubi e nei flashforward, ovvero nelle immagini intrusive, indesiderabili e dolorose di eventi collocati nel futuro. I flashforward sono comuni nei Disturbi d’Ansia, nella Schizofrenia e nella Depressione e hanno per oggetto contenuti catastrofici: nella depressione, in particolare, il paziente può anche arrivare ad immaginare il momento del suicidio.
A seconda dello specifico disturbo e della fase trattamentale, il terapeuta guiderà il paziente nel rivivere l’esperienza dolorosa, riscrivendone il finale, per giungere ad uno stadio successivo in cui sarà il paziente stesso ad assumere parte attiva nel rescripting.
Oltre alla riscrittura degli eventi negativi, alla fine del testo viene presentata un’ulteriore forma di imagery: l’immaginazione positiva, caratterizzata dal fatto che si creano immagini positive sin dall’inizio della visualizzazione, senza intervenire prima su ricordi negativi. La sua efficacia è nota da decenni nel mondo dello sport, dove viene ampiamente praticata.
In appendice del testo sono riportati, inoltre, i diversi passaggi metodologici, che possono rappresentare un utile canovaccio per il terapeuta, da seguire fintantoché non si è raggiunta un’expertise nella tecnica.